Fonte dell'Acqua Ventina

E la più nota fra tutte le fontane per i trattati e per la sua storia.
Nel 1833 Vincenzo Gentili, nel suo libro sul trattato dell’Aqua Ventina, pubblica una stampa calcografica con una veduta di Penne presa dal fonte e ci indica con esattezza la sua ubicazione nella Valle del Cupo.
L’ antica captazione (castellum) fu rinvenuta nella primavera del 1827 e gli studiosi dell’epoca Vincenzo Gentili e Federico Dottorelli, in base ai loro studi, pensarono di aver ritrovato le decantate acque nitrose dell’Acqua Ventina et Virium.
Un anno dopo il ritrovamento, fu realizzata una fontana neoclassica, molto vicino all’antica captazione.
La fontana incassata nel terreno ha due ampie scale sotto le quali vi sono i serbatoi di raccolta che partono ai lati della facciata per scendere verso i cannelli incastonati tra due pietre scolpite.
L’abate Romanelli, nella sua trascrizione della lapide dell’Acqua Ventina et Virium, una volta murata nella chiesa di San Panfilo, chiaramente traduce che le due acque (la Ventina e la Virium) erano incamerate e portate in città.
Pertanto va riconsiderata la storia della fontana.
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